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I magnifici 4 ai vertici della piramide

 
Pensi ai grandi trafficanti di sigarette e immagini nomi noti alla cronaca giudiziaria italiana. Nomi di mafiosi, di camorristi, di contrabbandieri pugliesi. Nulla di più sbagliato. Chiedi agli esperti, agli investigatori, consulti libri e trovi addirittura gli organigrammi del traffico di sigarette stampati. Insomma, tutto è noto, conosciuto, eppure i protagonisti, i grandi trafficanti, sono tutti in libertà. Vivono all’estero, soprattutto in Svizzera. E da qui gestiscono affari di migliaia di miliardi all’anno. Proviamo, allora, a ripercorrere, a ricostruire la mappa del contrabbando attraverso i suoi protagonisti. Al vertice della piramide ci sono quattro personaggi. Sono loro che, attraverso società di prestanomi, fiduciarie, comprano direttamente dalle aziende produttrici le sigarette e riforniscono l’intero mercato italiano. Vale la pena ricordare le tre più importanti multinazionali del tabacco: la Philip Morris, la Reynolds-Winston Salem e la Britsh-American-Tobacco. I "magnifici quattro" sono: Corrado Bianchi, di Lugano, che opera attraverso due società ("Socomar" e "Springfield"); Martin Denz, figlio d’arte, la cui impresa capofila è la "Algrado"; Gilbert Llorenz, titolare della "Pinara" e, infine, Guglielmo Chiavi, ticinese, titolare della "Tolorint".

Dunque, i "magnifici" quattro rappresentano il vertice della piramide. Il trait-d’union tra loro e i compratori italiani è rappresentato da due perso-naggi, Mi-chele Varano, calabrese, e il ticinese Al-fredo Bos-sert. Bossert è lo stesso faccendiere coinvolto nella in-chiesta mila-nese sulla corruzione giudiziaria, l’inchiesta che vede pro-tagonisti l’ex capo dell’ufficio dei gip di Roma, Renato Squillante, e Cesare Previti. Varano e Bossert garantiscono ai compratori e ai venditori intanto di non incontrarsi mai direttamente, di non lasciare tracce di questi rapporti. Questo significa che Varano e Bossert sono in grado di dare la copertura commerciale agli acquisti di partite di sigarette fornendo contatti, documentazione falsa, garanzie di pagamenti, prestanomi, persino utenze telefoniche.
Costruiscono, cioé, tutte le condizioni perché i contratti vengano onorati. Anche attraverso l’apertura di conti fiduciari negli istituti di credito elvetici. Conti che vengono alimentati anche attraverso l’impiego dei mai andati in pensione spalloni, che dall’Italia trasferiscono in Svizzera i miliardi necessari ai compratori per acquistare le partite di sigarette. Solo Alfredo Bossert per questo suo lavoro ottiene una parcella pari al 3% del valore del contratto.

E arriviamo ai compratori, che non rappresentano ancora l’ultimo anello di questa catena. I compratori sono una decina: il napoletano Gennaro Perrella, che vive a Cipro, e che dispone di una flotta di navi traghetto pronta a entrare in azione quando si interrompono per causa di forza maggiore i canali di rifornimento classici. Il brindisino Francesco Prudentino, l’ "amico" di Milo Djukanovic (secondo un pentito pugliese), Alfonso Mazzarella, altro napoletano, Giuseppe Cabassa, Augusto Arcellaschi, Gerardo Cuomo. Cuomo, secondo gli investigatori italiani, è in grado di rifornirsi di sigarette direttamente in Virginia, alla Philip Morris. E dalla Virginia trasferisce i suoi carichi di bionde nell’isola di Arube (Antille olandesi) e poi, via Olanda o Belgio, le sigarette vengono stoccate in Montenegro.

Le rotte del contrabbando, dunque, portano al Montenegro e partono da diversi paesi. Dalla Macedonia, passando dall’Albania, i tir raggiungono i depositi della "Zetatrans". E sempre nei depositi di questa società di stato montenegrina si fermano i carichi, trasportati da tir elvetici, destinati ufficialmente a Malta e a Cipro.Vediamo ora la base della piramide, l’ultimo anello della catena che è rappresentata dai grossisti. Sono una ventina e ognuno di loro ha un territorio di competenza dove
distribuire la merce. C’è il gruppo dei fratelli Mario e Luigi Corti e di Germano Conti che controllano il nord-ovest. C’è quello che si occupa della fascia adriatica, della Toscana, dei vari sud. In Sicilia, per esempio, l’incaricato di "Cosa Nostra" era Gaspare Tinnirello.
Ma quanto vale l’affare contrabbando di sigarette? Stime approssimative fanno ipotizzare un fatturato lordo per i contrabbandieri pari a 1.400 miliardi all’anno. Secondo la federazione italiana dei tabaccai, i danni per l’erario, nel solo 1998, sono stati pari a quattromila miliardi circa - 640 i miliardi di Iva evasa, 2.800 i miliardi da evasione di imposta di consumo e 800 i miliardi pari ai mancati ricavi dell’Ente Tabacchi italiani che produce le sigarette nostrane - ai quali bisogna aggiungere i 400 miliardi di mancati guadagni dei tabaccai.Questa stima trova più o meno una conferma dai dati della Guardia di finanza e dell’Amministrazione dei monopoli. Ricorda una ricerca dell’Eurispes: "I sequestri di tabacchi lavorati esteri giungono attualmente a interessare circa il 10% del quantitativo immesso sul mercato del contrabbando, mentre stime della Commissione Antimafia fissano in circa 425 miliardi l’utile lordo per gli importatori; 227,5 miliardi per i grossisti e 237,5 miliardi per i dettaglianti".
Sempre a proposito della ricerca dell’Eurispes, è interessante riportare alcune considerazioni sul mercato internazionale del tabacco: "Questo mercato - si legge nella ricerca - è dominato, dal lato dell’offerta, da sette società multinazionali che formano il "Tobacco Transnational Conglomerates". Il TTC esercita il controllo sulla formazione del prezzo del tabacco in foglie, possedendo o controllando le principali società che trattano sul mercato d’acquisto. Si può evincere dunque che questo "cartello", grazie anche a investimenti nei settori bancari, assicurativi e dei trasporti, goda di vaste economie di scala e che caratterizzi in modo oligopolistico il mercato dei tabacchi imponendo il prezzo di vendita. Queste multinazionali spesso per far entrare nel mercato un nuovo prodotto, sono disposte a cedere, a prezzi competitivi, alle organizzazioni internazionali del contrabbando grossi quantitativi di marche tradizionali con l’accordo di lanciare anche il nuovo marchio.

Fonte: "Il Manifesto".

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