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 Gli additivi del tabacco
Fonte: Etter J.F. - Nouvelles sur le Tabagisme, 30.07.2002.   Traduzione: Cristina Vatteroni

VIDEO: il reportage della televisione Svizzera Francese


Parleremo di sigarette. Non per fare la morale ai fumatori, si sa da molto tempo che il prodotto nuoce gravemente alla salute, ma per interessarci semplicemente a quello che c'è nel tabacco, oltre al catrame e alla nicotina.

Analizzare il contenuto dei prodotti, è finalmente ciò che facciamo pressoché tutte le settimane in questa trasmissione, e curiosamente, ne sappiamo infinitamente meno sulla composizione della sigaretta che su quella degli yogurt e delle lasagne surgelate. Sorprendente, per un prodotto di cui l’OMS afferma che uccide un consumatore su due, è in effetti la dura realtà statistica: un fumatore su due muore per una malattia legata al tabacco. Quindi, come facciamo per ogni prodotto consumabile, abbiamo voluto prima di tutto conoscere la ricetta della sigaretta. 

All' inizio era il tabacco. Una pianta cugina del pomodoro e della patata e, anch' essa originaria dell' America del Sud. 

Per respingere parassiti ed erbivori, l’evoluzione ha dotato il tabacco di una sostanza molto amara e fortemente tossica: la nicotina.Ma l' uomo non reagisce sempre come le altre creature biologiche, soprattutto con un accendino in mano.

Il seguito della storia è noto. Scoperto a Cuba da Cristoforo Colombo, il tabacco fa parte delle curiosità botaniche che i conquistatori riportano in Spagna. Il successo non tarda ad arrivare: provare il tabacco, equivale ad esserne adottati. Da ormai cinque secoli, tutti i fumatori hanno l'occasione di rendersene conto.

Per sviluppare i suoi aromi, il tabacco deve essere essiccato con cura, processo nel corso del quale la foglia subisce una certa fermentazione. D'altronde, la ricerca del gusto ha condotto poco a poco all' aggiunta di altre sostanze: zuccheri, ma anche spezie, come il cacao. Oggi si sa che queste sostanze possono avere anche un effetto emolliente o broncodilatatore. In breve, che aiutano a fumare di più.

Ma senza l' invenzione della sigaretta, probabilmente il tabacco non avrebbe conosciuto un tale successo. L'uso del piccolo cilindro si generalizza a partire dal 1860 e, con esso, nascono le prime marche. Da quel momento, il tabacco diventa un'industria. Tutte le compagnie che oggi si spartiscono il mercato, sono nate a cavallo del cambio di secolo. Rapidamente, le vendite di sigarette sono incrementate.
Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa liberata scopre il gusto americano. In una generazione, le brune ai sapori acri cederanno il posto alle bionde aromatizzate di GI’s. Ed è allora che ha origine il segreto meglio custodito dell' industria del tabacco: la composizione della pastra.

Negli stabilimenti europei che fabbricano su licenza, il composto arriva direttamente dagli Stati Uniti d'America, e non se conosce la composizione..

Oggi, la sola informazione che abbiamo è la lista degli additivi autorizzati nelle sigarette. Una lista di circa 600 sostanze chimiche. (Consulta la lista completa degli additivi rinvenuti nel tabacco delle sigarette).
All'infuori degli stessi fabbricanti, nessuno sa quali additivi sono utilizzati per ogni marca, in quale quantità, e soprattutto a quale scopo.
A tutte queste domande, l'industria risponde che si tratta di sostanze autorizzate che servono unicamente a dare un gusto inimitabile ai suoi prodotti.

Più di 600 additivi autorizzati
Per essere ammessa nella lista degli additivi autorizzati in tutta Europa, è sufficiente che la sostanza sia autorizzata in un solo paese dell' Unione. E in tal caso, anche la Svizzera è inclusa.
Ogni additivo viene valutato in base alla sua non-tossicità alimentare. Questo significa che deve essere inoffensivo quando viene mangiato e, per quel che ne sappiamo, questo non e esattamente l'uso più diffuso della sigaretta. In Svizzera, sono i chimici cantonali ad essere incaricati di verificare che le sigarette non contengano sostanze non autorizzate. Per loro stessa ammissione, questo tipo di verifica non è mai stata effettuata. E' solo il contenuto di catrame e di nicotina ad essere periodicamente misurato. Infatti, per quanto ne sappiamo, mai nessuno in Europa è andato a guardare da vicino la composizione esatta di una sigaretta. E' quello che noi abbiamo fatto. E non e stato facile trovare un laboratorio che accettasse,con le sue provette, di mettere il naso negli affari dell' industria del tabacco.
   
Per questo test, ci siamo rivolti all'Istituto di medicina legale dell' Università di Berna, più precisamente al dipartimento di chimica giudiziaria. L’attività principale di questo laboratorio consiste nell'analizzare gli stupefacenti sequestrati dalla polizia, specialmente le nuove droghe di sintesi che compaiono sul mercato. Ma, per quanto il laboratorio fosse abituato a trattare le sostanze più psicotrope, non aveva ancora mai pensato di analizzare le sigarette, essendo queste un prodotto legale. Gli abbiamo quindi sottomesso le seguenti marche : Select Ultra, Stuyvesant Ultra Lights, Muratti Ambassador, Marlboro Lights, American Spirit (prodotto garantito privo di additivi), Philip Morris Super Lights, Camel Mild, Marlboro, Parisienne Mild, Camel Filtre, Mary Long e Barclay Ultra Lights.

In una prima fase, sono state estratte le sostanze volatili contenute nei tabacchi.In seguito, uno spettrometro di massa è stato utilizzato per analizzare i campioni.
Il responso si presenta in questa forma: une serie di picchi corrispondenti ognuno ad una sostanza precisa. Per identificarli, si confrontano in seguito con le informazioni in apposite banche dati. Un po' come quando si identifica un individuo grazie alle sue impronte digitali. 
E nella sigaretta, la ricerca si rivela per lo meno fruttuosa. Il direttore del laboratorio, Werner Bernhardt, non si era mai imbattuto in una simile varietà: "Nell' eroina, per esempio, si trovano da cinque a sette sostanze, più i diluenti, ma normalmente, anche nei campioni di droghe sintetiche, non si trovano miscele cosi complesse."
In totale, sono state identificate non meno di 50 sostanze differenti, di cui 35 potrebbero essere state aggiunte al tabacco. Ma quanto a spiegare il perché della loro presenza, il chimico non può fare che delle ipotesi : "In qualità di tossicologo, e principalmente, dal mio punto di vista, sono le amine, che aiutano la liberazione della nicotina, a rendere la nicotina più disponibile. Questo vuol dire che in una sigaretta più leggera, con l'aggiunta di amine, si può aumentare la quantità di nicotina messa a disposizione del consumatore".

Altra classe di prodotti : il mentolo, gli alcoli, glicoli e chetoni. Queste sostanze sono utilizzate in profumeria per per le loro proprietà aromatiche ed emollienti. Potrebbero rendere il fumo meno irritante, in breve, più facile da inalare. 

Inoltre, altre sostanze giocano il ruolo di agenti conservanti per il tabacco. Ed infine, alcune sostanze potrebbero essere delle impurità. I test rivelano che in alcuni campioni sono presenti anche residui di diserbanti o diluenti. Ma non si sa quali sono additivi e quali si trovano invece nella pianta solo accidentalmente.

Resta un' incognita : come si trasformano queste sostanze quando vengono bruciate? La brace di una sigaretta raggiunge gli 850 gradi, che trasformano il cilindretto in un vero reattore chimico..

Alla luce di queste prime analisi, il laboratorio intende proseguire la ricerca.
Le nostre analisi mostrano che ci sono differenze fra le varie marche. Ma allo stesso modo per cui nessuno sa a cosa potrebbero servire le sostanze che abbiamo individuato, non si può nemmeno stabilire se una marca sia più pericolosa di un'altra.

Gli unici a conoscere esattamente il ruolo degli additivi, sono i chimici che lavorano per l' industria del tabacco. 
I chimici indipendenti ai quali abbiamo mostrato questi risultati, hanno fatto svariati commenti:

Vista l' incredibile complessità chimica di una sigaretta, è fortemente possibile che più sostanze agiscano insieme per produrre un effetto particolare.
D' altra parte, queste sostanze, non vengono ingerite come sono, ma vengono bruciate prima di essere inalate. Questo moltiplica le possibilità di interazioni e combinazioni fra loro. Per conoscerle, bisognerebbe fare analisi talmente sofisticate e costose che, per il momento, nemmeno i governi hanno fatto. 

Da parte nostra, abbiamo sottoposto la questione del ruolo degli additivi ai rappresentanti dell' industria del tabacco in Svizzera. Hanno rifiutato di lasciarci filmare la fabbricazione delle sigarette e hanno asserito che gli additivi hanno come unico scopo quello di dare al prodotto il suo gusto, il suo aspetto, la sua consistenza ed il suo aroma particolare. Nei fatti, da 40 anni, l' industria cerca di farci credere che la sigaretta altro non è che un alimento. E questa è una menzogna.

Il prodotto ideale per vendere nicotina

L' industria del tabacco lo ha capito dagli anni 60: la sigaretta è principalmente un mezzo estremamente efficace per vendere nicotina.

Come tutte le sostanze che creano dipendenza, la nicotina attiva alcuni centri nel cervello chiamati centri del piacere o della motivazione. Una volta stimolati, questi centri spingono l' individuo a ripetere i comportamenti che lo hanno condotto alla sensazione di piacere. Così, poco a poco, alla maniera di un apprendimento, si installa la dipendenza.
Daniele Zullino è responsabile dell'unità di disassuefazione all'ospedale psichiatrico universitario di Cery. Tutti i suoi pazienti sono fumatori: "La nicotina è un prodotto che può essere assunto un centinaio (e anche più) di volte al giorno, e ciò fa sì che il comportamento di dipendenza si installa assai rapidamente. Per esempio, l’eroina, l'assumete al massimo 4 volte al giorno, quindi vedete già la differenza. Ogni volta che si attiva il centro della motivazione, si rinforzano questi comportamenti".

Quindi più le assunzioni sono numerose, più la dipendenza aumenta.Per i medici, ogni 'boccata' è una dose di nicotina che agisce sul cervello. Al ritmo di 10 boccate per sigaretta, un fumatore medio ripete il gesto 70.000 volte l'anno. Cos'è, il bisogno di somministrarsi nicotina, poco a poco è associato a tutti i gesti quotidiani. In materia di condizionamento, non si potrebbe inventare di meglio.

Ma per i mercanti di tabacco la sigaretta presenta ancora un altro vantaggio: "E' un mezzo eccellente per somministrare la nicotina. La somministrazione per via respiratoria è il mezzo più veloce per portare la nicotina al cervello. La nicotina, quando viene inalata, passa nei polmoni, in una parte del cuore, e dopo qualche secondo, arriva al cervello: il tutto dura al massimo 10 secondi. Questo lasso di tempo così breve, ha una grande influenza sullo sviluppo della dipendenza. E' noto che più una sostanza che crea dipendenza è rapida nell' arrivare al cervello, più dipendenza crea, e più grande è il rischio."

Il mercato del tabacco è principalmente il mercato della dipendenza da nicotina. Da questo punto di vista, la sigaretta è un prodotto perfetto. I fabbricanti lo sanno da 40 anni. Sappiamo che hanno studiato da vicino i meccanismi della dipendenza. E' c'è il forte sospetto che abbiano effettuato ricerche sugli additivi per rendere la sigaretta ancora più efficiente.

L' affermazione che il fumatore è libero di scegliere se consumare una sigaretta oppure no, è totalmente falsa. In più, non siamo tutti uguali di fronte alla nicotina: una minoranza di noi, ha la fortuna di non sviluppare dipendenza. Per tutti gli altri, smettere richiede un immenso sforzo di volontà. E quando si fallisce, non è per debolezza, ma proprio per il modo con il quale la sigaretta provoca la dipendenza dalla nicotina.

Per un' industria, un prodotto come la sigaretta è una vera cuccagna. Difficilmente si può sognare di meglio per rendere fedeli i propri clienti.  Allo stesso modo in cui l'industria agro alimentare utilizza vari aromi per migliorare l'attrattiva dei sui prodotti, si può immaginare che i fabbricanti di tabacco utilizzino additivi per aumentare la dipendenza da sigaretta, poiché la dipendenza che la fa vendere. Si tratta in qualche modo di marketing chimico.
Numerosi indicatori vanno in tal senso:
è quello che affermano organizzazioni anti tabacco come ASH, in francese "cenere". 
  

Il centro contro gli additivi
Situato nel cuore della city londinese,il quartiere degli affari, ASH (Action on Smoking and Health) sta all' industria del tabacco un po' come Amnesty International sta ai regimi dittatoriali. Da 30 anni, l’associazione studia e denuncia senza tregua tutto ciò che i venditori di sigarette vorrebbero nascondere al pubblico. 

Per Clive Bates, direttore di Antenne Anglaise, gli additivi costituiscono uno dei principali cavalli di battaglia: "Abbiamo svelato un gran numero di informazioni a proposito degli additivi, da documenti interni e confidenziali di BAT e altre multinazionali del tabacco. Sono state obbligate a rendere pubbliche più di 30 milioni di pagine, in seguito ad un processo tenutosi negli Stati-Uniti. 

Le nostre ricerche si sono servite di questo, ed hanno dato un assaggio di tutto ciò che si trama in materia di additivi nel tabacco. Gli archivi sono stati sequestrati nel 1998 su decisione di un tribunale del Massachusetts. Una grave disfatta per i fabbricanti. Con la loro lettura, si scopre poco a poco tutto ciò che l' industria ha voluto nascondere in 30 anni. Una vera antologia di menzogne ed una miniera di informazioni per tutti quelli che sospettavano che i fabbricanti aggiungessero altre cose oltre al gusto nelle loro sigarette. "C'è un gran numero di fatti scioccanti e significativi a proposito delle ricerche fatte sugli additivi nelle sigarette. 

Primariamente, si considera l'aggiunta di sostanze chimiche utile a rendere la nicotina più capace di provocare dipendenza. L'aggiunta di emollienti, a rendere la sigaretta più piacevole ai giovani. E i broncodilatatori tornano utili a rendere il prodotto più facile da fumare e assimilabile a livello bronchiale. Il nostro parere è che la sigaretta sia un applicatore di nicotina estremamente sofisticato in termini di ingegneria chimica. Non si tratta solamente di tabacco essiccato arrotolato dentro un po' di carta, ma ti qualcosa di molto più intelligente e molto più sinistro."

Di esempi, ASH ne elenca molti: l’ammoniaca, che aumenta la quantità di nicotina trasportata dal fumo fino ai polmoni; la glicirrizina, un bronco-dilatatore; l’acido levulinico, che modificherebbe la sensibilità dei ricettori alla nicotina; ed ancora la piridina, una amina dagli effetti simili a quelli della nicotina.In breve, da 40 anni, l’industria non s'interessa solo al gusto. Per Clive Bates, "...non c'è nessun dubbio sul fatto che l'uso di additivi e le modifiche chimiche del fumo siano realmente una parte centrale del marketing delle sigarette. Si tratta dell' essenza stessa del prodotto.

Grandi budget di ricerca sono stati consacrati a questo, ed un grande numero di consumatori-prova sono stati utilizzati per assicurarsi che i fumatori li accettassero. Quindi, penso che per quel che riguarda questo prodotto, sia chiaro come l'acqua che oggi più additivi diversi vengono utilizzati allo scopo di aumentare la competitività tra i fabbricanti. I governi dovrebbero veramente proibire tutti gli additivi e chiedere successivamente all' industria del tabacco di giustificare la presenza di ognuno di essi con la prova che non rende il fumo più capace di provocare dipendenza, che non aiuta i giovani ad imparare a fumare,che non aumenta il danno generale provocato dal tabacco. 

La sigaretta è già un prodotto incredibilmente pericoloso, e l' idea che l'industria possa aggiungervi delle cose per renderla ancora più pericolosa è semplicemente inaccettabile. E le autorità se ne dovrebbero preoccupare e lasciare che le compagnie se la cavino così".

Come rinnovare la clientela
Naturalmente l' industria nega. Rifiuta le accuse secondo le quali gli additivi sono utilizzati per rinforzare la dipendenza dei fumatori. 

In questi ultimi anni, i fabbricanti hanno perso numerose cause legali ed hanno dovuto ammettere che la sigaretta è nociva e crea dipendenza: quanto hanno negato per lungo tempo. 

La questione degli additivi è uno degli ultimi baluardi, l'altro essendo la questione dei bambini. L’industria del tabacco nega di adoperarsi per incitare i bambini a fumare.

Quello che è certo, è che gli adolescenti fumano, ed in Svizzera, sempre di più, malgrado i milioni investiti nelle campagne di prevenzione. In 15 anni, il consumo di tabacco da parte dei minori di 18 anni è raddoppiato, in particolare per le ragazze. Si registra oggi una percentuale del 38% di fumatrici regolari fra le minorenni.

Si tratta del più forte incremento registrato nei paesi occidentali.

Al CHUV, a Losanna, Jacques Cornuz dirige la consulta anti-tabacco. Per lui, l'incremento del fumo presso i più giovani obbedisce ad una strategia centrale dell'industria del tabacco : "Il ragionamento è relativamente semplice. Ogni anno, migliaia di fumatori abbandonano il mercato delle sigarette, sia perché smettono, e questo è un bene, sia perché muoiono, e questo è tragico. Servono quindi, ogni anno, nuovi clienti. Ora, si sa che la grande maggioranza dei fumatori inizia a fumare prima dei 18 anni, anche 16. Quindi, per una logica di mercato, servono nuovi clienti, ed e fra i giovani che si troveranno questi nuovi consumatori di sigarette."

In breve, per l' industria, la prossima generazione di fumatori sembra assicurata. Tanto più che attualmente niente lascia pensare che l' incremento possa recedere. 

Per Jacques Cornuz, si tratta di un circolo vizioso: "...più i giovani fumano, più il consumo di sigarette si afferma come norma fra di loro. Bisogna assolutamente spezzare questo circolo vizioso, in particolare nelle scuole, spiegando che il bambino o l'adolescente ha il diritto di dire no, che ha il diritto di dire: stop, non voglio fumare per integrarmi nel vostro gruppo." 

Ma evidentemente, per adesso, il messaggio fa fatica ad essere inteso. "Porta di ingresso nel mondo degli adulti", o al contrario, "ribellione". "Modo di perdere peso" fra le giovani ragazze, "anti-stress". 

I motivi che spingono l' adolescente ad accendere le prime sigarette sono tanti e resistono solidamente ai messaggi di prevenzione.

A Londra, il dottor Martin Jarvis è un esperto dell’ OMS per le questioni relative alle motivazioni dei fumatori: "In un modo o nell' altro, l’immagine è attraente, quindi cominciano a fumare perché vogliono essere quel tipo di persona, e dare di se quel tipo di immagine. Ma questo aspetto viene velocemente sorpassato dalla dipendenza. Imparano ad inalare il fumo, la nicotina della sigaretta si diffonde nel loro cervello, e prima ancora di capire a che punto sono, un anno o due dopo aver cominciato, non fumano più per l' immagine psicologica, fumano perché sono inchiodati alla nicotina".

In Inghilterra, studi recenti hanno mostrato che per la scelta delle marche, i giovani optano per le marche più vendute fra gli adulti. In altri termini, quelle per le quali il marketing è più efficace. Per quel che riguarda le misure che si dovrebbero prendere: "... la cosa più importante che dovrebbe essere fatta immediatamente in questo paese e in tutta l' Europa, è il divieto di pubblicità e promozione, al fine di impedire alle compagnie di indirizzare deliberatamente i loro sforzi di marketing verso i giovani. Se si potesse rendere l' immagine del fumo meno attraente per i giovani".

La Svizzera è uno dei paesi dove la sigaretta è meno tassata, quindi meno cara. E' un paese dove si tollera molta pubblicità in rapporto ai nostri vicini europei, e uno dei paesi dove non ci si preoccupa manifestamente molto della questione degli additivi. Infine, il numero uno mondiale del tabacco ha di recente stabilito la sua sede sociale in Svizzera.

Thomas Zeltner, direttore dell’Office Federal de la Santé Publique (ufficio federale svizzero della salute pubblica), intervistato da Isabelle Moncada, risponde alle varie domande riguardo alla posizione della Svizzera

Da parte sua, la Comunità Europea progetta seriamente di costringere i fabbricanti, per il 2003, a rendere pubblica la composizione dettagliata delle loro sigarette. Un passo iniziale, prima di obbligarli a giustificare la presenza di ogni additivo.

Del resto , è molto probabile che vengano vietati gli appellativi "light" e "ultra light", perché inducono i fumatori in errore nella valutazione della nocività del prodotto. Quanto alla Svizzera, si accontenterà, come fa abitualmente per questi argomenti, di seguire in ritardo le misure adottate dai suoi vicini.

 

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