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Intervista al Prof. Giacomo Mangiaracina, Direttore Scientifico dell'Area Tabagismo della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e presidente dell'Agenzia Nazionale per la Prevenzione.

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Dottore, la sigaretta è davvero una droga?
Come si fa a non parlare di dipendenza quando sappiamo che più di un fumatore su due desidera smettere, in genere per motivi di salute, e che meno del 7% di quelli che ci provano senza aiuto, arrivano a superare un anno di astinenza. Ci si dovrebbe semmai meravigliare di come certi fumatori non riconoscano il loro stato di dipendenza. In alcuni casi la negano, ma molti la riconoscono e candidamente l'ammettono.


Solo la Nicotina è responsabile della dipendenza?

No. Una dipendenza è sempre multifattoriale. In quella da Fumo sono importanti le ragioni per cui si fuma. Alcuni fumatori hanno grande difficoltà a smettere perché la sigaretta ha permesso loro di soddisfare alcuni "bisogni" psicologici: comunicare, strutturare il tempo, mascherare un problema, contenere uno stato d’ansia. Vi sono poi altri fattori che contribuiscono a creare dipendenza, come la gestualità, l’abitudine, i modelli sociali e professionali. Ed in più vi è la facilità di accesso al prodotto.


Parliamo di predisposizione genetica.

Esiste una certa predisposizione alla coazione, alla compulsività, che si esprime in forme diverse, in base a ciò che il bambino e l’adolescente sperimentano nelle relazioni con gli altri e con i contesti in cui vivono. In una società dove non si trovano sigarette non si avranno mai fumatori. Quanto al cosiddetto "gene dei fumatori", il termine e' del tutto inappropriato.


La nicotina è la sola droga identificata nel tabacco?

Si. E’ una droga estremamente potente, e fumare sigarette rappresenta il mezzo più efficace di somministrarla. La Nicotina è un alcaloide che arriva al cervello in meno di dieci secondi dalla prima aspirazione! A contatto con le cellule nervose sviluppa un’azione stimolante con effetti che vengono percepiti come piacevoli, euforizzanti, calmanti e ansiolitici, con una modesta riduzione della fame. Più si fuma e più aumentano nel cervello i recettori per la nicotina. Diviene dunque sempre più difficile diminuire la quantità di sigarette e ancor di più smettere di fumare.


Ma è proprio così nociva?

Si. La Nicotina e' un veleno potentissimo. Se si potessero fumare 20 sigarette contemporaneamente si morirebbe per avvelenamento acuto da nicotina. A dosi dilazionate, con una pausa variabile fra una sigaretta e l'altra, fa aumentare la frequenza cardiaca, la pressione, la contrazione dei vasi, e questo alla lunga distanza crea seri problemi alla salute. Il catrame e' un altro grande problema. Dagli esperimenti di Wynder del 1953, e' appurato che provoca il cancro. Infine il CO, monossido di carbonio, provoca danni seri all’apparato cardiocircolatorio e alla resa muscolare. Per soddisfare il suo bisogno di Nicotina il fumatore inala complessivamente 4.000 sostanze fra cui 40 agenti cancerogeni che fanno del tabagismo la prima causa di morte evitabile, responsabile del decesso di un fumatore su due. In media un fumatore riduce la sua speranza di vita di 7-8 anni.


Per tornare alla nicotina, può essere considerata un antidepressivo?

Si e no. Sembra che in alcuni fumatori svolga proprio il ruolo di antidepressivo, che si può provare con dei test. Dall'altro canto constatiamo che l’80% dei grandi depressi è fortemente dipendente dal Fumo; e si trovano due volte più depressi tra i fumatori che nel resto della popolazione. Quanto le sigarette rappresentano una sorta di automedicazione o quanto invece inducano depressione? Sembra che in molti i giovani le sigarette favoriscano la depressione.


E il farmaco
per non fumare?
Il Bupropione si è dimostrato efficace nel ridurre il "craving" ossia la smania e la tensione che si accompagnano ad uno stato di astinenza da Fumo. Ma senza un supporto psicologico adeguato e contemporaneo non raggiunge risultati elevati.


I sostituti della nicotina sono un aiuto efficace?

Non è possibile affidare solo ai farmaci la gestione della dipendenza da tabacco. Considero questi prodotti come coadiuvanti, ossia validi strumenti di controllo della dipendenza, ma veramente efficaci se inseriti in un programma che mobiliti le risorse della persona, comportamenti, razionalità ed emozioni.


E le gomme da masticare?

Irritano lo stomaco. Occorre masticare ad intermittenza, ed ogni due volte pigiare la gomma contro la guancia; la nicotina penetra nell’organismo soprattutto attraverso la mucosa della bocca. Tuttavia l’uso delle gomme da sole non ha dato buoni risultati. E comunque e' meglio il cerotto o l’inalatore.


Cos’è una Terapia di Gruppo?

Potrei usare le definizioni più poetiche, come "un’isola di profonda umanità" o "una ipotesi per cambiare il mondo", ma preferisco definirla "un luogo riservato al libero scambio", dove si va per dare e ricevere. Il negoziato delle esperienze, sotto la guida di un conduttore esperto, permette di lavorare sul problema, condividere le emozioni legate alla sua gestione e raggiungere degli obiettivi comuni.


La lotta al tabacco in Italia passa per le sue terapie. Le si attribuiscono 30.000 fumatori curati dal 1975 ad oggi. Come ha fatto?

Ho lavorato con costanza e determinazione, ed anche con la certezza di fare una cosa giusta. Ho messo a punto dei metodi; ho formato 400 operatori, ho organizzato servizi in varie città. Ho lavorato nei primi anni con l’associazione "Vita e Salute" e poi ho creato il "Progetto Salute GEA" dove specialisti in diverse discipline collaborano a programmi e progetti in settori di carenza, sottoponendoli a verifica costante.


Per tornare ai fumatori, chi ha maggiori possibilità di smettere?

Vi sono test attendibili per la determinazione della dipendenza da Fumo e quindi delle probabilità di riuscita in un programma di trattamento. Noi ne proponiamo sempre uno nelle nostre terapie, ed anche via internet è possibile farlo.


E quando le probabilità di farcela sono scarse?

Le probabilità di riuscita alla fine sono sempre proporzionali all’impegno che la persona ci mette. Se si realizza una bassa percentuale di riuscita al test, ci si dovrà impegnare di più nel programma, nelle regole e nelle prescrizioni. E’ uno stimolo ad agire seriamente.


Ed in media un fumatore che probabilità ha di smettere?

Nella maggiorparte dei casi ce la fa dopo due o tre tentativi precedenti, perciò bisogna sempre ritentare dopo una eventuale ricaduta. Nulla è perduto. Nel trattamento della dipendenza da tabacco si deve tenere conto comunque della fase in cui il fumatore si trova nel suo processo personale di cambiamento.


Come si fa a riconoscere queste fasi?

Seguendo il modello del processo di cambiamento, che chiamiamo "transteorico", ne distinguiamo cinque: la Pre-contemplazione (o indeterminazione), in cui il fumatore non si pone il problema; la Contemplazione (o determinazione), in cui considera l’opportunità di affrontarlo; la Scelta (o preparazione); l’Azione (o decisione); ed infine il Mantenimento. In ogni momento però vi è la possibilità di una ricaduta.


Come si fa a procedere da uno stadio all’altro?

Abbiamo delle strategie che mettiamo in atto per far progredire il fumatore da uno stadio a quello successivo. Quando si passa dal primo al secondo, si cerca di fargli prendere coscienza degli aspetti positivi e negativi del suo fumare.


Lei coordina anche dei servizi via Internet per aiutare i fumatori. Sono efficaci?

E' un servizio in più. E' utile ad esempio a chi non ha la possibilità di partecipare personalmente ad una terapia di gruppo. Poi Internet offre la possibilità di comunicare con la grande platea in ogni momento, e di documentarsi bene. Abbiamo una enorme disponibilità di informazioni ed indirizzi utili che possono essere di molto aiuto.


Lo Stato ha delle responsabilità sulle implicazioni del Fumo nella salute pubblica?

Lo Stato italiano ha buone leggi contro il tabacco. Il difficile sta nel farle osservare. C’è un malcostume generalizzato, per cui fumano tanto pure i medici, contravvenendo a qualsiasi norma di etica professionale. Lo Stato ha fallito nella prevenzione, nel senso che non è riuscito a mettere in atto adeguate misure preventive, in ambito scolastico per fare un esempio. Negli ultimi anni sono aumentati i giovanissimi che hanno cominciato a fumare. I programmi e le strategie educative vanno aggiornati e perfezionati.


E nel frattempo che si fa?

Applichiamo la legge; applichiamo i divieti di fumare nei luoghi di lavoro e di svago; facciamo che medici e insegnanti non fumino. Poi occorre imparare a pensare in modo diverso quando parliamo di sigari, pipe e sigarette. Niente terrorismi, ma abbiamo il dovere di dire la verità, che purtroppo non è rosea per chi fuma. In fondo lo hanno sempre saputo, ma si deve avere il coraggio di cambiare. Chiedere un aiuto per esempio. E' un gesto di maturità.


Intervista "Il Manifesto" - 2 marzo 2003
di Cinzia Gubbini

Chi accende una sigaretta aspira, oltre alla temibile Nicotina, anche un pezzo sporco di globalizzazione. Perché dietro la sigaretta ci sono cultura, politica e economia legate indissolubilmente e non sempre in modo chiaro. Ne è convinto il Prof. Giacomo Mangiaracina, presidente della Società Italiana di Tabaccologia (SITAB), che ha dedicato la sua vita allo studio della patologia della dipendenza da tabacco, ma non vuole essere definito un «proibizionista». 

«Evidentemente chi fuma ha le sue ragioni per farlo, il fatto è rendersi conto degli ostacoli che impediscono di prendere coscienza delle mille buone ragioni per non fumare».

Vuole dire che c'è una sorta di «lotta per la visibilità» tra multinazionali del tabacco e medici anti-fumo? Ma lo sanno tutti che fumare fa male

E invece la pubblicità è un punto nevralgico: ci pensi un attimo. Se ogni anno nel mondo muoiono 4 milioni di fumatori (90 mila in Italia) c'è bisogno di un ricambio continuo. E se negli anni '20 l'obiettivo era conquistare il mercato femminile, dagli anni '50 il target sono diventati i giovani. Da allora spopolano quelli che chiamiamo i «fattoni animati»: supereroi che hanno bisogno di supersostanze per essere invincibili. Popeye, o Asterix, per fare gli esempi più noti. Oggi il target è ancora più giovane: ormai le multinazionali puntano sulla fascia di età tra i 8 e gli 11 anni.

Il fatto è che sembra tutto inefficace, neanche l'aumento dei prezzi funziona...?

Oltre un certo limite può essere addirittura pericoloso, perché incentiva il contrabbando. Uno scandalo, quello del contrabbando, di cui non si parla, perché alimenta alcune economie..eppure è noto chi c'è dietro tale fenomeno, cioè le solite multinazionali. Altrimenti i contrabbandieri da chi lo comprano il tabacco?

Ma neanche il proibizionismo tout court può essere una risposta...

E chi ha parlato di proibizionismo? La questione è innanzitutto culturale, e in Italia è evidente. Pensi che la legge 584 del '75, quella che ha vietato di fumare nei cinema, nei mezzi pubblici, negli ospedali e nelle scuole ha funzionato per quanto riguarda cinema e tram. Mentre continuiamo a fumare negli ospedali.

Interessante, e perché?

Beh, forse perché abbiamo il 40% dei medici italiani che fuma, contro una popolazione di fumatori del 25%. Questi sono dati veri e preoccupanti che dimostrano quanto sia urgente una vera e seria politica antifumo Beh, in effetti, a vedere i medici fumare si pensa che in fondo non fa così male.. E poi con tutto l'inquinamento che c'è in giro...
Sono miti da sfatare. Studi importanti hanno dimostrato come, accendendo una sigaretta in una stanza, la concentrazione di polveri sottili nell'ambiente raggiunge valori-picco tra i 100 e i 200 microgrammi per metro cubo. La soglia per chiudere i centri storici è di 75 microgrammi. Insomma, conviene andare a fare jogging in mezzo al traffico piuttosto che accendersi una sigaretta.

Ma allora perché si fuma sempre di più?

Perché nessun governo spende 75 milioni di dollari per prevenire, mentre la Philip Morris li spende eccome per propagandare il marchio Marlboro. In Italia si è cominciato a parlare seriamente di lotta al fumo solo con Veronesi, ma bisogna ancora capire che la vera strategia vincente è la prevenzione e non la semplice lotta per chi fuma già. Purtroppo la dipendenza da sigarette è più alta che per l'alcol, è già difficile disattivare il meccanismo in chi ha 19 anni, figurarsi più in là. E su come agisca la nicotina nel cervello, su come le multinazionali sapessero ben prima che la scienza acquisisse i dati, e su come hanno studiato per far sì che l'addittività (ossia la capacità di indurre dipendenza, n.d.r.) aumentasse introducendo ammoniaca e cacao, è un'altra lunga storia.