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Gea News Settembre 2001 - A che punto siamo col vaccino?

...segue.


Ogni anno solo negli USA circa 16 milioni di persone tentano di smettere di fumare, ma meno di un milione e mezzo riesce a rimanere astinente per un lungo periodo, anche con l'aiuto di interventi farmacologici come la terapia sostitutiva con nicotina o l'uso di farmaci antidepressivi. Per un fumatore il principale ostacolo alla disassuefazione da nicotina non risiede tanto nell'interromperne l'uso ("smettere di fumare") quanto nel riuscire a rimanere astinente per un lungo periodo anche se fortemente motivato. Un forte fumatore nei primi giorni d'astensione dal fumo manifesta un evidente stato di disagio, caratterizzato da disforia ed un inteso craving per la sostanza. Tale fastidiosa sintomatologia facilita la ricaduta: una sola sigaretta basta a dare sollievo. Cio' costituisce un forte rinforzo negativo e conduce con facilità a ristabilire il comportamento d'assunzione della sostanza. In conformità a quanto esposto, se un fumatore venisse vaccinato verso la nicotina, l'immunizzazione potrebbe prevenire il rinforzo negativo portando all'estinzione del comportamento di assunzione.
Lo scopo di una terapia con vaccino è di stimolare nei pazienti la produzione di anticorpi anti-nicotina che blocchino l'accesso a livello del sistema nervoso centrale della sostanza riducendone cosi' le proprietà rinforzanti. La vaccinazione, in combinazione con un supporto psicologico e altre terapie, potrebbe aiutare a ridurre la dipendenza da nicotina nei soggetti motivati.
La nicotina costituisce il miglior candidato tra le varie sostanze d'abuso alla vaccinazione in quanto, a differenza delle altre droghe, la dose necessaria per produrre effetti gratificanti nell'uomo è abbastanza piccola cosi' che gli anticorpi prodotti con la vaccinazione sono in grado di legare una larga quota di ciascuna dose di nicotina(27,28). In uno dei primi studi, condotto da Hieda e collaboratori(29), è stato possibile sintetizzare un vaccino coniugando la nicotina ad un trasportatore proteico che rendeva il complesso immunogeno. Topi immunizzati con questo coniugato producevano anticorpi in grado di legarsi sia al complesso sia alla nicotina libera, alterando la farmacocinetica della sostanza e riducendone in modo significativo la distribuzione a livello cerebrale. Sebbene gli anticorpi ottenuti in questo studio preliminare non possedessero alta affinità verso la nicotina, la quota plasmatica di sostanza legata passava dal 16.4% nei controlli all'83% negli animali immunizzati. Al contrario, la concentrazione cerebrale di nicotina negli animali vaccinati si riduceva solo del 13.8%, riduzione che non avrebbe potuto diminuire gli effetti comportamentali della nicotina. In uno studio successivo, gli stessi ricercatori sono riusciti a sintetizzare anticorpi dotati di maggiore affinità, capaci di legarsi rapidamente alla nicotina plasmatica impedendole di raggiungere l'encefalo e riducendone quindi la concentrazione cerebrale del 48%(30).
Più recente lo sviluppo di un promettente vaccino, NicVAX, che ha superato gli studi preclinici e che nel 2002 verrà introdotto in una sperimentazione clinica della durata di quattro anni per valutarne l'efficacia e sicurezza nell'uomo(31). L'immunizzazione di ratti con il NicVAX comporta una diminuzione della concentrazione cerebrale di nicotina del 65% ed una riduzione significativa dei suoi effetti cardiocircolatori(32). Inoltre, la continua assunzione di nicotina da parte del soggetto non sembrerebbe interferire con l'effetto del vaccino nello stimolare la produzione di anticorpi antinicotina. Di conseguenza sarà possibile vaccinare un individuo mentre sta ancora facendo uso di tabacco ed il vaccino funzionerà anche durante un'eventuale ricaduta, inibendo la risposta gratificante della nicotina(32).
A riprova di quanto esposto, in un recente studio(33) è stato dimostrato che, mediante l'immunizzazione passiva con immunoglobuline ottenute da conigli immunizzati verso la 3'-amino-metil-nicotina complessata ad un carrier proteico (Nabi Nic Vax), è possibile prevenire l'instaurarsi della dipendenza fisica e quindi della sindrome d'astinenza da nicotina. In questo studio è stato utilizzato un modello sperimentale di dipendenza da nicotina: nel ratto, somministrando nicotina per 7 giorni in infusione sottocutanea continua, la sintomatologia astinenziale si manifestava progressivamente al termine dell'infusione e veniva fortemente ridotta da una nuova somministrazione della sostanza. Al contrario, i ratti precedentemente immunizzati con il NicVAX, una volta riesposti alla nicotina, mostravano un'attenuazione dei sintomi astinenziali. In questi animali una riduzione della concentrazione cerebrale di nicotina di circa il 50% era sufficiente a prevenirne gli effetti comportamentali. L'immunizzazione - come già dimostrato dagli studi di Pentel et al(32) - causa una notevole modificazione nella farmacocinetica della nicotina. Dopo la somministrazione di nicotina, nei ratti immunizzati le concentrazioni plasmatiche e cerebrale di nicotina libera erano significativamente più basse di quelle riscontrate nei controlli.

Fonte:

Immunoterapia delle tossicodipendenze - http://www.droga.it/terapia/pisetzky/
Francesca Pisetzky
Dipartimento di Fisiologia Umana e Farmacologia
Servizio Speciale Antidroga
Università di Roma "La Sapienza" e Policlinico "Umberto I"