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Il Fumo e i Cechi
Racconto-verità di CLAUDIO POROPAT (*)


C’era una volta, non tanti anni fa, la repubblica Cecoslovacca, che godeva di una discreta povertà. Per diventare più ricchi
i Cechi decisero allora di separarsi dagli Slovacchi, che erano più poveri di loro, e formarono la repubblica Ceca. 

Ma le separazioni costano assai e non avevano denaro sufficiente. Pensa che ti ripensa
decisero allora di vendere la fabbrica di tabacchi ad un ricchissimo produttore che si chiamava Philip Morris, chiamato dai nipotini zio PM. 

Passarono gli anni e tutto sembrava procedere per il meglio. I Cechi fumavano le sigarette di zio PM che diventava sempre più ricco, ma pure la repubblica incassava fior di quattrini con le tasse sul tabacco.

Un bel giorno però
il Presidente della repubblica, che era un forte fumatore, si ammalò di un brutto tumore ai polmoni. Il presidente pensò alla sua malattia, al suo dolore, e pure al tanto denaro che serviva alle sue cure e si arrabbiò moltissimo. Vuoi vedere, disse, che noi cechi, con le spese per la cura delle malattie da tabacco, ci mangiamo tutti i nostri guadagni? E magari ci perdiamo dei soldi? Decise allora di chiedere allo zio PM di fare un’inchiesta non solo sui guadagni, ma anche sulle spese da tabacco sostenute dallo stato. Lo zio nicchiò un poco, dicendo che era parte in causa, e per salvare la faccia affidò la ricerca ad una nota compagnia di certificazione, dall’altisonante nome Arthur D. Little International. 

In breve il rapporto fu pronto e fu consegnato al Presidente. Doveva restare segreto, ma un impiegato che era una specie di 007, lo rubò e
lo consegnò alla stampa, nel lodevole intento di diventare un po’ più ricco pure lui. 

Ebbene, il rapporto diceva all’incirca così: cari cittadini cechi,
voi spendete per fumare 29 miliardi di corone e di questi lo stato incamera con le tasse 20 miliardi mentre 9 miliardi vanno allo zio PM. Sempre lo stato spende 16 miliardi per i costi per malattie, perdite di reddito, incendi, ma risparmia un miliardo di pensioni per i morti prematuri. Il guadagno netto per lo stato è di 5 miliardi


Tutti contenti allora? Non proprio. 
Intanto
lo zio PM si arrabbiò moltissimo quando il rapporto fu reso pubblico, perché per la prima volta ammetteva che il suo guadagno si basava alla fin fine sulla morte dei consumatori, e questo non era bello per una compagnia che vendeva anche alimenti, birra ecc. Per evitare di rovinarsi il mercato, lo zio PM cacciò il presidente della compagnia che si chiamava Bible (proprio così, si chiamava “Bibbia”), e cambiò il nome della PM in Altria. I nipotini furono sconcertati, non se la sentivano di chiamare lo zio Altria, ed in generale sorse una tale confusione che nessuno ci capì più nulla, il che in fondo era ciò che zio PM voleva.

Ed i cittadini di questa bella repubblica che dissero? In fin dei conti si sentirono con la coscienza in pace: come fumatori si ammalavano e costavano, ma, sempre come fumatori, facevano guadagnare lo stato.

Cari bambini, c’è una morale in questa favola? Ebbene sì. I conti sono stati fatti sul presupposto che tutti continuino a fumare. Ma perché non esaminare anche lo scenario in cui la gente smette di fumare? Ad esempio, se tutti smettessero, vi pare che
i 29 miliardi di corone spesi in tabacco verrebbero messi forse sotto il cuscino? No, verrebbero spesi in pizze, dolcetti, arrosti, patatine fritte, riscaldamento, migliori case, giocattoli e cose utili. Beni che vengono tassati al 20%. E quanto fa il 20% di 29 miliardi? Giusto Pierino, fa esattamente 5,8 miliardi: lo stato, cioè noi, ci guadagna la stessa cifra, ma senza le miserie e sofferenze dovute al fumo. 


E questo vale in proporzione anche per il singolo fumatore che smette. 

Cosa dici Pierino? Se i Cechi fumano ancora? Questo te lo racconto nella prossima favola. 

P.S.: Fatti e personaggi sono assolutamente reali.

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(*)
Claudio Poropat è medico, già direttore del Centro per la Cura del Tabagismo e delle Dipendenze, di Trieste. 

 




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